mercoledì 9 maggio 2018

40 anni…e non sentirli



"…oggi è duminica
tagghiamu a testa a Minica,
Minica nun c'è
la tagghiamu a lu Re
lu Re è malatu…."


Oggi 40 anni fa dicono l'Italia fosse sull'orlo di una guerra civile, il momento più buio nella storia repubblicana. 40 anni fa veniva trovato il corpo di Aldo Moro.
Statista, uomo politico, persona dicono di valore, io ero piccolo, avevo poco più di due anni, e quella Renault 4 era lontana anni luce da Palermo.
Però 40 anni fa più o meno nello stesso momento, un ragazzo veniva zittito per sempre, ma veniva zittito non con "l'onore" di un colpo di pistola, no,  lui veniva massacrato, dilaniato, come se chi lo avesse ucciso, avesse paura che se fosse rimasto intero avrebbe ancora "scassato la minchia".
Si chiamava Giuseppe, detto Pippinu, quel ragazzo e nemmeno lui conoscevo, ero sempre piccolo, avevo sempre poco più di due anni, ma Cinisi non era lontana. Ma Pippinu mi è entrato nella mente qualche hanno dopo, diciamo quando ho cominciato a capire il contesto in cui vivevo.
Ho letto di Pippinu, ho letto le cose che diceva, e che faceva, lo scontro con la sua famiglia per le sue idee, ci ho messo tanto a capirlo, non riuscivo a immedesimarmi, perché lui, Pippinu, la mafia l'aveva sotto casa e la combatteva per davvero, io invece non la conoscevo, e non la sapevo riconoscere.
Ed è proprio questo il più grosso difetto di noi siciliani, non riconoscere ciò che ci fa paura, negandolo. Ci chiamate omertosi, e avete ragione, ma non sapete le ragioni di questa omertà, e non cerco di giustificarci, ma di farvi capire.
Di Pippinu Impastato ne sono nati pochi, gente che aveva il coraggio di vivere e la grande paura di morire, ma che nonostante ciò combatteva per la terra che amava, e per la gente che lo odiava o lo prendeva per pazzo, gli altri avevamo paura, perché la mafia sparava, la mafia ti faceva sparire, e nessuno di noi era come Pippinu.
Lui ci ha insegnato ade essere diversi, ad essere consapevoli che vivere accanto alla montagna di merda, senza dire niente, prima o poi ci fa puzzare come la merda, e quell'odore non si toglie da addosso, lui profumava di riscatto, onore quello vero, profumava di coraggio e di fierezza, lui era il siciliano tipico, non eravamo noi.
Forse il destino di Pippinu era quello di far vedere come sono i veri uomini, quelli che buttano avanti il cuore ma usano la testa, che non si fermano davanti alle montagne anche se hanno paura, ma queste parole piene di retorica e di frasi fatte, non servono a scaricare la coscienza, non servono a niente in realtà, forse servono a dire a noi stessi che non siamo stati come Pippinu, forse qualcuno ha imparato dal suo esempio, forse qualcuno ha preferito vivere sereno voltandosi di là, ma non siamo stati come Pippinu, lui è morto perché ci credeva, perché denunciava, perché voleva cambiare il mondo, o solo il suo paese, invece è morto. E' morto lo stesso giorno di Aldo Moro, e per questo l'Italia per tanto tempo se l'è scordato Pippinu, ma Pippinu è sempre stato li, a denunciare silenziosamente attraverso gli occhi di mamma Felicia, che come una regina ha sempre guardato gli assassini di suo figlio dell'alto di un dolore che non ha nessuna logica, ma che si porta come una vestale da regina.
Questo ci hanno insegnato Pippinu e la sua storia, che devi scegliere quello che sei, perché quello che sei ti permette di lasciare un ricordo nel cuore del mondo. Altrimenti sei uno dei tanti, e tante volte essere uno dei tanti ti salva la vita…. ma ti fa puzzare un po di merda
Sabbenerica Pippinu.

 "… la tagghiamu a lu Surdatu 
lu Surdatu è alla guerra
Sbattemu lu culu n'terra…."

Antonino D'Agostino

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